Recensione personale del Sofior Grey
Cari lettori appassionati di orologeria, anche quest’oggi presento un orologino vintage. Si tratta di un Sofior Grey, brand di cui avevo “parlato” qualche recensione fa [vedi qui] e che essendo ormai scomparso rappresenta un pezzettino di storia dell’orologeria italiana.
Probabilmente parlare di orologeria italiana è un po’ troppo in quanto l’azienda messa su da Francesco Sofia era più che altro a livello di assemblaggio, ma tant’è rappresenta sempre qualcosa di nostrano. Mi riservo di scrivere un’articolo dedicato alla storia di Sofior Grey più in la nel tempo.
Cosa ha di particolare questo segnatempo? Beh, intanto è evidente il suo aspetto seventies, il bracciale integrato e la forma della cassa ci riportano alle creazioni di Gerald Genta (Audemars Piguet Royal Oak e “Nautilus” per Patek Philippe ad esempio).
Il mio acquisto è stato mirato ed ho trovato un esemplare in condizioni “nuovo da rimanenza, mi è arrivato con il cartellino e addirittura ho scoperto la pellicola sul fondello solamente qualche giorno fa, incredibile.
Si evince anche dalle foto che le condizioni dell’orologio sono ottime, sembra quasi nuovo; ciò che ci riporta alla realtà mostrandoci che il tempo passa è il quadrante, con gli indici e le sfere proprie di quel periodo.
La Cassa
Le misure della cassa sono: diametro 36 mm, lug to lug 43 mm circa, spessore 13,5 mm e misura ansa 25 mm circa.
Occorre tenere presente che quando ci troviamo di fronte ad un orologio con il bracciale integrato alla cassa, come questo, l’aspetto del segnatempo ci restituisce una misura visiva maggiore di quella reale. Va da se che quindi, una volta indossato, sembra un po’ più grande di quello che in realtà le misure indicano. Si tratta infatti del primo orologio da 36 mm che io abbia mai posseduto e nonostante io abbia una circonferenza di polso di 20 cm, devo dire che la resa è stata sorprendentemente positiva, sembra un 38 mm almeno.
La stessa misura del lug to lug (da ansa ad ansa) che solitamente si prende come riferimento per l’indossabilità, qui ha poco senso in quanto la cassa non termina dove inizia il bracciale, ma è una unica “striscia d’acciaio” che percorre il polso, dando l’idea di maggiore dimensione.
Il quadrante bianco presenta gli indici in rilievo color oro, come le stesse sfere. La finestra del giorno e della data (day date) ha anch’essa la cornice dorata. Spesso accade che questa tipologia di abbinamento impedisca una corretta visualizzazione dell’ora, il basso contrasto tra lancette e quadrante può creare confusione, ma non è questo il caso; qui la leggibilità è sempre buona, tranne ovviamente nelle ore notturne in quanto nessun tipo di lume è previsto. Non è certo la tipologia di orologio in cui ci si aspetterebbe di trovarlo.
Attorno al quadrante troviamo una lunetta a 12 lati, completamente in acciaio lucidato. Forse è anche questa geometria che contribuisce alla somiglianza con il design sopra citato, lo stile Royal Oak per intenderci.
Il resto della cassa è in acciaio spazzolato, e devo dire che risulta ben rifinito. Il contrasto con la lunetta lucida crea un elegante effetto e una piacevole sensazione di qualità.
Il fondello è avvitato e in acciaio inox come la cassa, è lucidato a specchio e non presenta particolari lavorazioni se non le classiche diciture con le specifiche. Le 3 atmosfere di impermeabilità sono quello che ci saremmo aspettato da questa tipologia di orologio. Ovviamente, data l’età, è meglio non fargli neppure “assaggiare” l’acqua.
Il calibro incassato è l’ETA 2789-1: automatico con secondi centrali, giorno e data ( inglese e italiano con rimessa rapida), 21600 A/h di frequenza e 25 rubini. Non ha l’hacking dei secondi, e cioè nel momento in cui si estrae la corona per i settaggi, la lancetta dei secondi non si ferma ma continua a girare.
La riserva di carica è di circa 48 ore e il sistema anti shock è l’Incabloc.
Il Bracciale
Sicuramente questo è uno dei punti forti dell’orologio. Il bracciale integrato alla cassa dona al Sofior Grey quell’aspetto caratterizzante che lo rende piacevole alla vista. Completamente satinato e spazzolato in maniera precisa, risulta rigido a sufficienza e sembra non risentire del passare del tempo. Naturalmente si tratta di un bracciale a magli ripiegate e non in acciaio pieno. Questa è una caratteristica comune alla maggior parte degli orologi degli anni 70, non ci si preoccupava certo di realizzare bracciali a maglie piene, ne era una prerogativa fondamentale da parte degli appassionati.
La clasp non presenta alcun logo, ho fatto delle ricerche ed ho avuto altri Sofior ma nessuno di questi aveva la clasp con logo, quindi dovrebbe essere una cosa normale. Di sicuro sia il bracciale che la clasp sono originali, quindi nessun dubbio sul fatto in questione. Allo stesso modo la parte che si ripiega su se stessa è evidentemente il lamierino stampato e riporta all’interno la dicitura “stainless steel“.
Gli aspetti negativi del Sofior Grey
Risulta politicamente scorretto andare a spulciare i difetti di un orologio progettato e nato negli anni 70. Siamo abituati alla tecnologia applicata agli orologi contemporanei ed è palese che in un segnatempo di questo tipo, certi standard non possono essere rispettati. In ogni caso ecco alcuni punti di cui tener conto.
- La corona di carica. Molto piccola e poco sporgente. Per ricaricarlo manualmente occorre utilizzare le unghie dell’indice e del pollice e ruotare la cassa tenendo ferma la corona. Questa, tra l’altro, oppone una certa resistenza alla rotazione che aggiunge difficoltà alla difficoltà
- Le sfere. Non vi è molta differenza di dimensioni tra la lancetta dei minuti e quella delle ore, in certe condizioni diventa difficile distinguerle.
Conclusioni
Tirando le somme posso tranquillamente dire che si tratta di un orologio che al polso fa la sua p***a figura. L’aspetto è quello di un orologio di alta gamma ed ha la capacità di trasformare il polso di chi lo indossa in qualcosa di estremamente elegante. Chi pensa che 36 mm sono pochi deve sapere che invece non rappresentano un problema in quanto l’orologio “veste” un poco più grande e rispetta i canoni stilistici contemporanei.
Ed ora, come al solito, una piccola galleria fotografica finale.
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