Tag Heuer Aquaracer – Way2110

Se vuoi vedere la mia video recensione ecco qui il video, altrimenti puoi continuare la lettura qui sotto…

Tag Heuer Aquaracer - Way2110
Tag Heuer Aquaracer – Way2110

Cari lettori appassionati di orologeria vado oggi a presentarvi un signor orologio. Uno di quelli che pur non avendo nulla di eccessivamente vistoso, non passa certo inosservato: il Tag Heuer Aquaracer referenza Way2110.

Nella serie Aquaracer esistono una miriade di modelli; si va dai quarzi agli automatici, dai 40 mm di diametro ai 43 mm, dal quadrante nero al quadrante bianco passando per differenti altre tonalità.

Non è facile districarsi poi tra le varie edizioni ed annate, i cambiamenti che si sono succeduti anno per anno. Dopo un po’ di doveroso studio della materia, ho optato per questa referenza soprattutto per la sua maggiore “eleganza” rispetto agli altri modelli Aquaracer.

La ghiera acciaio, l’assenza di lente magnificatrice, le sfere più snelle rispetto al 43 mm e gli indici integri (nel 43 mm sembrano spezzettati e aggiunti in un secondo tempo), mi hanno convinto di più.
Inoltre la scelta del 40,5 mm va un po’ contro la mia filosofia dei divers muscolosi, li ho da 42, 44 e 45 mm. Devo dire che per cambiare un bel 40,5 mm ci voleva. Inoltre dopo questo acquisto la mia visione sulle dimensioni degli orologi è cambiata, passando dalla voglia di diametri generosi ad orologi più compatti, e l’Aquaracer è stato il punto di svolta.

Nella scelta ha giocato a suo favore anche il fatto che la ghiera acciaio non mi preclude l’acquisto di altri divers con ghiera colorata e che non si va a sovrapporre ad altri pezzi della mia raccolta.

Una volta deciso il modello, mi sono ritrovato con quattro possibilità di colore del quadrante.

I quattro colori di quadrante disponibili
I quattro colori di quadrante disponibili

Ho da subito escluso il quadrante bianco e quello antracite per timore di scarsa leggibilità del quadrante e basso contrasto; ho poi a fatica eliminato l’opzione blu in quanto ho altri orologi di questo colore e in quanto ritengo che il nero sia un colore più classico e meno “giocattoloso” per questo segnatempo.

La cassa

Partiamo dalle misure. Diametro 40,5 mm, lug to lug circa 46 mm, spessore 12 mm ed ansa 20 mm.

Si tratta di un orologio dalle proporzioni perfette, lo spessore è veramente minimo e in generale ogni dettaglio risulta dimensionato correttamente. A mio parere è il lug to lug (misura da ansa ad ansa) di soli 46 mm a determinare l’ottima portabilità di questo segnatempo.

Guardandolo al polso non si può fare a meno di rimanere ammaliati da come si pone.

L'Aquaracer al polso
L’Aquaracer al polso

Colpisce la simmetria del quadrante ma soprattutto della ghiera che grazie ai cavalieri ed ai numeri incisi risulta al contempo delicata e moderna.
Si può notare anche come le spallette proteggi corona siano armoniose e discrete.

Dettaglio delle spallette a protezione della corona di carica
Dettaglio delle spallette a protezione della corona di carica

Gli indici applicati conferiscono al quadrante una tridimensionalità non indifferente, così come la texture dello sfondo a righe orizzontali. Si sa che l’occhio e il cervello apprezzano maggiormente uno sviluppo delle immagini per orizzontale. Queste righe terminano nel momento in cui incontrano il Rehaut che è invece liscio e porta gli indici dei secondi. Il vetro in zaffiro antigraffio permette di poter osservare facilmente tutti i micro dettagli.

Dettaglio del quadrante e delle spallette
Dettaglio del quadrante e dei cavalieri della ghiera

Anche il logo Tag Heuer è applicato e tridimensionale, un tocco di classe

il logo Tag Heuer è applicato e tridimensionale
il logo Tag Heuer è applicato e tridimensionale

Le finiture sono ottime, e solitamente quando si menziona questo dettaglio, ci si ferma senza poi spiegare cosa si intende nei particolari, ci provo io.

La ghiera dell’Aquaracer è il trionfo dell’alternanza lucido/satinato, una lavorazione che pur essendo industriale ha sicuramente richiesto qualche sforzo, sia progettuale che realizzativo.

La superficie della ghiera (nei punti in cui risulta incisa dai numeri) appare satinata e si notano i segni della lavorazione della fresa a controllo numerico, un po’ come i segni presenti sulla ghiera dell’Explorer II per intenderci. I cavalieri (6) appaiono invece completamente lucidi. La parte della ghiera che smussa a 45 gradi è lucida mentre la parte che piomba 90 gradi verso la Carrure è anch’essa satinata. La superficie superiore della cassa (visibile sulle anse) è satinata con la stessa lavorazione della ghiera, mentre i lati sono lucidi.

Questa alternanza di lucido/opaco fa si che in qualsiasi posizione sia l’orologio, nel momento in cui ci si gira per guardarlo ci sarà qualcosa che “brilla” e qualcos’altro che da l’idea di solidità.
Ciò che però mi ha fatto capire la cura con cui è stato costruito è il fatto che il vetro zaffiro è a filo dei cavalieri. Mi spiego meglio.
Guardando la cassa di lato, i cavalieri sporgono di circa 1 mm rispetto alla ghiera satinata e il vetro, piuttosto che essere incassato al livello della parte satinata, sporge di un millimetro oltre per raggiungere il livello dei cavalieri stessi.

La mia impressione è che nel momento in cui si realizza la ghiera la quota da far rispettare alla macchina è quella del vetro, poi si lucida tutta la superficie ed in un secondo momento si asporta il materiale per realizzare i cavalieri, questo spiegherebbe anche i segni della lavorazione sulla ghiera.

L'alternanza di parti lucide e satinate della cassa
L’alternanza di parti lucide e satinate della cassa

La ghiera è stata una piccola sorpresa, è ovviamente unidirezionale, ma non avrei mai immaginato che con i cavalieri e senza zigrinature di sorta sarei riuscito a girarla cosi comodamente; forse è dovuto alla minor resistenza alla rotazione e non so se è un bene fino in fondo, potrebbe spostarsi accidentalmente.

La ghiera e i suoi cavalieri
La ghiera e i suoi cavalieri

Il fondello rappresenta un’altro dettaglio particolarmente riuscito.

Primo piano del fondello
Primo piano del fondello

Il palombaro inciso nell’acciaio inox è veramente bello a vedersi, così come il logo ed il resto delle scritte tra cui l’impermeabilità certificata a 300 metri. Non sono un estremista del fondello e non aborro i fondelli trasparenti sui diver (molti si scandalizzano), ma in questo caso penso che TAG abbia fatto bene a non mettere in mostra il meccanismo, vedremo poi perchè.

Il fondello e la corona di carica sono a vite, una garanzia di resistenza all’acqua.


La luminosità del quadrante al buio è buona e duratura nel tempo.

Il lume dell'Aquaracer
Il lume dell’Aquaracer

Il calibro

Per questo diver, Tag ha scelto di incassare il movimento automatico di fattura svizzera Sellita SW200 che altro non è che il clone dell’ETA 2824-2. Viene rinominato da Tag Heuer come “Calibre 5“, ma si tratta in soldoni sempre di quel movimento.

Questo perchè nel momento in cui ETA ha deciso di terminare la fornitura di calibri ai costruttori esterni al Gruppo Swatch, la Maison si è vista costretta a a rifornirsi da Sellita, che era partner di ETA sia per la costruzione di alcuni particolari che dell’assemblaggio generale.

Ciò che fa gridare allo scandalo molti appassionati è il fatto che tale movimento venga incassato con l’ausilio di uno spessore circolare in materiale sintetico (volgarmente plastica) che fa pensare ai più come un ripiego economico.

Io non sono tra questi e credo che se Tag abbia optato per quel tipo di spessore avrà i suoi buoni motivi (maggiore elasticità e resistenza agli urti) e non certo per “risparmiare”. Credo che un anello di spessore in metallo non avrebbe portato un incremento dei costi produzione tale da creare danni economici a Tag Heuer. Se il prezzo di listino di questo orologio è poco al di sotto dei 2000 Euro (nel momento in cui sto scrivendo), non sarebbe certo cambiato a causa di un componente in metallo da qualche centesimo di Euro in più.

Il Calibre 5 e lo spessore circolare sintetico
Il Calibre 5 e lo spessore circolare sintetico

Occorre dire che il movimento fa il suo dovere e risulta preciso, la mia misurazione ha portato a rilevare uno scarto giornaliero di circa -4,5 secondi. Inoltre una cosa che mi piace controllare è la sensazione che si ottiene estraendo la corona e provando i settaggi. Lo faccio sempre e nell’Aquaracer ho trovato subito solidità e sicurezza, specie quando si carica a mano.

Il bracciale

Il bracciale
Il bracciale

Il bracciale è interamente satinato con l’eccezione delle maglie centrali lucide, è di ottima fattura e da l’idea di solidità. I finali cassa sono in acciaio pieno e la clasp ha la chiusura a due pulsantini laterali, senza ulteriore chiusura di sicurezza.

La clasp
La clasp

La solidità della parte pieghevole della clasp (quella che si ripiega su se stessa) è evidente: sembra ricavata dal pieno ed ha elevato spessore, biselli acuti ed incisione del logo nitida. Risulta presente anche l’estensione per la muta.

l'estensione per la muta
L’estensione per la muta

Gli aspetti negativi del Tag Heuer Aquaracer

Non è facile trovare lati negativi in questo orologio, quelli che vado ad elencare potrebbero sembrare pretestuosi ed in effetti si tratta di dettagli che non mi toccano più di tanto e che non mi fanno rimpiangere l’acquisto. Per alcuni, però, potrebbero essere importanti ed eccoli qui:

  • Il calibro. Il Calibre 5 (Sellita SW200) non brilla certo per prestigio e pur essendo una macchina efficiente, risulta utilizzato in marchi dal costo e dal prestigio inferiore a Tag. Forse uno sforzo maggiore in questo senso avrebbero potuto farlo, magari un calibro “in house” prodotto direttamente da TAG…
  • La clasp. Manca di micro regolazione, 3 fori sono pochi e potrebbe risultare fastidioso il dover lavorare sulle mezze maglie (si sono presenti) per accorciare/allungare il bracciale. Inoltre i 2 pulsantini di apertura, pur essendo molto comodi, non rispecchiano lo spirito diver 300 metri dell’orologio. Occorre anche dire che l’aspetto non è propriamente quello di un “tool watch” e che la prerogativa subacquea passa in secondo piano.

Conclusioni

Posseggo diversi orologi e li alterno al polso senza una predeterminata cadenza; quando è il turno del Tag Heuer Aquaracer la prima esclamazione che risuona nella mia scatola cranica è “mamma mia che spettacolo”. Proprio così, quasi che il mio cervello si fosse dimenticato delle forme di questo segnatempo e dovesse stupirsi nuovamente di fronte a cotanta qualità.

L’aspetto è quello di un orologio solido, robusto e impermeabile senza avere però quel carattere spigoloso dei “tool watch”; un segnatempo che può essere indossato in barca e in acqua, così come a cena fuori. L’eleganza e la robustezza si uniscono in un insieme di ingranaggi e metallo senza pari.

Il Tag Heuer Aquaracer
Il Tag Heuer Aquaracer

Tag Heuer Aquaracer – Way2110

Disclaimer: Sono un appassionato collezionista con limitate nozioni tecniche e tanta voglia di studiare. Le recensioni qui riportate rappresentano esclusivamente un parere personale e sono frutto di esperienza diretta. Gli orologi recensiti sono stati tutti da me posseduti nel tempo.

Un commento

  1. aldo t Balelli

    Salve, leggo e ascolto con interesse i suoi servizi.
    Ho un Tag Acquaracer caliber 5, da 3 anni. Concordo col servizio da lei fatto.
    Nei difetti, avrei aggiunto, però, la scarsa riserva di carica. Ho portato il Tag al polso per 3 anni, mai caricato; ma ora che ho altri orologi, se mi tolgo il Tag la mattina, la sera stessa è fermo.
    Saluti e grazie per i simpatici servizi

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